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I 7 PRINCIPI ERMETICI: il Kybalion - Ermete Trismegisto

Sono sette i principi su cui si basa la filosofia ermetica:
Mentalismo, Corrispondenza, Vibrazione, Polarità, Ritmo, Causa ed effetto, Genere

Colui che ne ha conoscenza possiede la chiave magica con la quale si aprono tutte le porte del tempio.

IL "KYBALION"

I guerrieri non sono quello che voi intendete. Toro Seduto

“Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete.
Il guerriero non è chi combatte, perchè nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
E’ suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell’umanità.”


Toro Seduto: Tatanka Yotanka (1831 - 1890) Capo tribù dei Hunkpapa Sioux (Lakota)

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Charlie Chaplin - Discorso all'Umanità (Video)

Mi dispiace. Ma io non voglio fare l'imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani  dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo

Perchè le persone GRIDANO?

Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?

Gridano perché perdono la calma” disse uno di loro.

Ma perché gridare se la persona sta al suo lato? disse nuovamente il pensatore.

Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti replicò un altro discepolo.

E il maestro tornò a domandare:
allora non è possibile parlargli a voce bassa?

Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.

Allora egli esclamò:
Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati?

Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro.

D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente.
E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola.
A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano solamente sussurrano.
E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono.
È questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.

Infine il pensatore concluse dicendo:
Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.

Gandhi

I 10 "LADRI" DELLA TUA ENERGIA

1 - Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.
2 - Paga i tuoi debiti in tempo. Nel contempo fai pagare a chi ti deve o scegli di lasciarlo andare, se ormai non lo può fare.
3 - Mantieni le tue promesse. Se non l’hai fatto, domandati perché fai fatica. Hai sempre il diritto di cambiare opinione, scusarti, compensare, rinegoziare e offrire un’alternativa ad una promessa non mantenuta; ma non farlo diventare un’abitudine. Il modo più semplice di evitare di non fare una cosa che prometti di fare e dire NO subito.
4 - Elimina nel possibile e delega i compiti che preferisci non fare e dedica il tuo tempo a fare quelli che ti piacciono.
5 - Permettiti di riposare quando ti serve e dati il permesso di agire se hai un’occasione buona.
6 - Butta, raccogli e organizza, niente ti prende più energia di uno spazio disordinato e pieno di cose del passato che ormai non ti servono più.
7 - Dai priorità alla tua salute, senza il macchinario del tuo corpo lavorando al massimo, non puoi fare molto. Fai delle pause.
8 - Affronta le situazioni tossiche che stai tollerando, da riscattare un amico o un famigliare, fino a tollerare azioni negative di un compagno o un gruppo; prendi l’azione necessaria.
9 - Accetta. Non per rassegnazione, ma niente ti fa perdere più energia di litigare con una situazione che non puoi cambiare.
10 - Perdona, lascia andare una situazione che è causa di dolore, puoi sempre scegliere di lasciare il dolore del ricordo.

Dalai Lama

l'Amore non è una scienza, ma... Richard Feynman

La matematica Non è una scienza, dal nostro punto di vista, nel senso che non è una scienza naturale. 

La verifica della sua validità non è l'esperimento.


Fra l'altro, dobbiamo chiarire fin dall'inizio che se una cosa non E' una scienza, non necessariamente è un male. Per esempio, l'AMORE non è una scienza .  Quindi, se diciamo che qualcosa non è una scienza, non vuol dire che, in essa, c'è qualcosa che Non va: vuol dire solo che Non è una scienza.

Richard Feynman, Nobel per la fisica 1965, Feynman Lectures on Physics

L'uomo dei Quanti
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Dal progetto Manhattan alla nascita delle nanotecnologie, dal premio Nobel nel 1965 per gli studi sull’elettrodinamica quantistica fino alla spiegazione del disastro dello Shuttle del 1986

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DIO
Dal momento che è possibile che le cose stiano nel modo da noi prospettato -del resto, se si respinge questa nostra spiegazione, tutte le cose deriverebbero dalla notte o dal -tutto-insieme' o dal non-essere - si possono ritenere risolte tutte le precedenti aporie; esiste, quindi, qualcosa che è sempre mosso secondo un moto incessante, e questo modo è la conversione circolare (e ciò risulta con evidenza non solo in virtù di un ragionamento, ma in base ai fatti), e di conseguenza si deve ammettere l'eternità del primo cielo. Ed esiste, pertanto, anche qualcosa che provoca il moto del primo cielo. Ma dal momento che ciò che subisce e provoca il movimento è un intermedio, c'è tuttavia un qualcosa che provoca il movimento senza essere mosso, un qualcosa di eterno che è, insieme, sostanza e atto. Un movimento di tal genere è provocato sia da ciò che è oggetto di desiderio sia da ciò che è oggetto di pensiero. Ma questi due oggetti, se vengono intesi nella loro accezione più elevata, sono tra loro identici. Infatti, è oggetto del nostro desiderio il bello nel suo manifestarsi, mentre è oggetto principale della nostra volontà il bello nella sua autenticità; ed è più esatto ritenere che noi desideriamo una cosa perché ci si mostra bella, anziché ritenere che essa ci sembri bella per il solo fatto che noi la desideriamo: principio è, infatti, il pensiero. Ma il pensiero è mosso dall'intellegibile, e una delle due serie di contrari è intellegibile per propria essenza, e il primo posto di questa serie è riservato alla sostanza e, nell'ambito di questa, occupa il primo posto quella sostanza che è semplice ed è in-atto ( e l'uno e il semplice non sono la medesima cosa, dato che il termine uno sta ad indicare che un dato oggetto è misura di qualche altro, mentre il termine semplice sta ad indicare che l'oggetto stesso è in un determinato stato). Ma tanto il bello quanto ciò che per la sua essenza è desiderabile rientrano nella medesima categoria di contrari; e quel che occupa il primo posto della serie è sempre pttimo o analogo all'ottimo. La presenza di una causa finale negli esseri immobili è provata dall'esame diairetico del termine: infatti, la causa finale non è solo in vista di qualcosa, ma è anche proprietà di qualcosa, e, mentre nella prima accezione non può avere esistenza tra gli esseri immobili, nella seconda accezione può esistere tra essi. Ed essa produce il movimento come fa un oggetto amato, mentre le altre cose producono il movimento perché sono esse stesse mosse. E così, una cosa che è mossa può essere anche altrimenti da come essa è, e di conseguenza il primo mobile, quantunque sia in atto, può -limitatamente al luogo, anche se non alla sostanza- trovarsi in uno stato diverso, in virtù del solo fatto che è mosso; ma, poiché c'è qualcosa che produce il movimento senza essere, esso stesso, mosso ed essendo in atto, non è possibile che questo qualcosa sia mai altrimenti da come è. Infatti, il primo dei cangiamenti è il moto locale, e, nell'ambito di questo, ha il primato la conversione circolare, e il moto di quest'ultima è prodotto dal primo motore. Il primo motore, dunque, è un essere necessariamente esistente e, in quanto la sua esistenza è necessaria, si identifica col bene e, sotto questo profilo, è principio. Il termine 'necessario', infatti, si usa nelle tre accezioni seguenti: come ciò che è per violenza perché si oppone all'impulso naturale, come ciò senza di cui non può esistere il bene e, infine, come ciò che non può essere altrimenti da come è, ma solo in un unico e semplice modo. E' questo, dunque, il principio da cui dipendono il cielo e la natura. Ed esso è una vita simile a quella che, per breve tempo, è per noi la migliore. Esso è, invero, eternamente in questo stato (cosa impossibile per noi!), poiché il suo atto è anche piacere (e per questo motivo il ridestarsi, il provare una sensazione, il pensare sono atti molto piacevoli, e in grazia di questi atti anche speranze e ricordi arrecano piacere). E il pensiero nella sua essenza ha per oggetto quel che, nella propria essenza, è ottimo, e quanto più esso è autenticamente se stesso, tanto più ha come suo oggetto quel che è ottimo nel modo più autentico. L'intelletto pensa se stesso per partecipazione dell'intellegibile, giacchè esso stesso diventa intellegibile venendo a contatto col suo oggetto e pensandolo, di modo che l'intelletto e intellegibile vengono ad identificarsi. E', infatti, l'intelletto il ricettacolo dell'intellegibile, ossia dell'essenza, e l'intelletto, nel momento in cui ha il possesso del suo oggetto, è in atto, e di conseguenza l'atto, piuttosto che la potenza, è ciò che di divino l'intelletto sembra possedere, e l'atto della contemplazione è cosa piacevole e buona al massimo grado. Se, pertanto, Dio è sempre in quello stato di beatitudine in cui noi veniamo a trovarci solo talvolta, un tale stato è meraviglioso; e se la beatitudine di Dio è ancora maggiore, essa è oggetto di meraviglia ancora più grande. Ma Dio è, appunto, in tale stato! Ed è sua proprietà la vita, perché l'atto dell'intelletto è vita, ed egli appunto è quest'atto, e l'atto divino, nella sua essenza, è vita ottima ed eterna. Noi affermiamo, allora, che Dio è un essere vivente, sicchè a Dio appartengono vita e durata continua ed eterna: tutto questo, appunto, è Dio! (Metafisica, 12.7.1072a19-1072b30)

Dio è troppo perfetto per poter pensare ad altro che a se stesso.

Amicus Plato, sed magis amica veritas.

Chiamiamo libero colui che esiste per se stesso e non per un altro.

Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.

Chi non conosce il suo limite tema il destino.

Chi si accinge a diventare un buon capo, deve prima essere stato sotto un capo.

Cos'è un amico? Una singola anima che vive in due corpi.

Coloro che si dedicano alla filosofia non ne hanno dagli uomini una ricompensa che li possa spronare a tali sforzi.

Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo.

È bene, nella vita come ad un banchetto, non alzarsi né assetati né ubriachi.

È credenza comune pensare che la felicità dipenda dal tempo libero.

È nella natura del desiderio di non poter essere soddisfatto e la maggior parte degli uomini vive solo per soddisfarlo.

Essere irragionevoli è un diritto umano.

Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la vera felicità.

Gli uomini colti sono superiori agli incolti nella stessa misura in cui i vivi sono superiori ai morti.

Gli uomini creano gli dèi a propria immagine, non solo riguardo alla loro forma, ma anche al loro modo di vivere.

Gli uomini diventano filosofi perché sono dotati della capacità di meravigliarsi.

Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli altri astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicchè, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall'ignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica. E il modo stesso in cui si sono svolti i fatti lo dimostra: quando già c'era pressochè tutto ciò che necessitava alla vita ed anche all'agiatezza ed al benessere, allora si incominciò a ricercare questa forma di conoscenza. E' evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa sola, tra tutte le altre scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se stessa. (Aristotele, Metafisica I,2,982b)

GIUSTIZIA ED UGUAGLIANZA
Poiché l'uomo ingiusto è colui che non osserva l'uguaglianza e ciò che è ingiusto è ineguale, è chiaro che esiste anche una via di mezzo di ciò che è ineguale: questa è l'uguaglianza poiché in qualsiasi azione esista il più e il meno, vi esiste anche l'uguale. Se dunque ciò che è ingiusto è ineguale, ciò che è giusto è uguale; il che appunto è comunemente riconosciuto da tutti anche senza un ragionamento. E poiché l'uguale si trova in una posizione intermedia, anche ciò che è giusto sarà un medio. Ma ciò che è uguale si trova almeno di due termini. È pertanto necessario che ciò che è giusto sia medio uguale e in rapporto a qualcosa, cioè sia giusto per qualcuno; e in quanto medio, che lo sia tra alcune cose (cioè il più e il meno) e in quanto uguale, per due cose, in quanto giusto, per alcune persone.[...] E l'uguaglianza per coloro per i quali è giusto e per le cose nelle quali è giusto sarà la stessa: quale è il rapporto che esiste tra queste ultime cose,[...] tale è il rapporto esistente tra le persone. (Etica Nicomachea)

Il filosofo soltanto vive mirando costantemente alla natura ed al divino. Come il buon capitano di una nave, egli ormeggia la sua vita a ciò che è eterno e costante, là getta l'ancora e vive padrone di sè.

IL NUMERO DEL MOVIMENTO SECONDO IL PRIMA E IL POI
Poiché il mosso si muove da un punto verso un altro punto, e ogni grandezza è continua, il movimento segue alla grandezza. Infatti, poiché la grandezza è continua, è continuo anche il movimento; e per il fatto che lo è il movimento, è continuo anche il tempo, giacché la quantità del tempo trascorso è proporzionata a quella del movimento. [...]Pertanto, quando noi percepiamo l’istante come unità e non già come un prima e un poi nel movimento e neppure come quell’entità che sia la fine del prima e il principio del poi, allora non ci sembra che alcun tempo abbia compiuto il suo corso, in quanto non vi è neppure movimento. Quando, invece, percepiamo il prima e il poi, allora diciamo che il tempo c’è. Questo, in realtà, è il tempo: il numero del movimento secondo il prima e il poi. (Fisica, D,10 e G,11)

IL BENE DELL'INDIVIDUO E IL BENE DELLA CITTA'
Si converrà che su di esso verte la scienza più importante ed "architettonica" in massimo grado; e tale è evidentemente la politica.[...] e vediamo inoltre che sono subordinate a questa le più apprezzate capacità, quali la strategia, l'economia, la retorica; e poiché la politica si serve delle altre scienze pratiche e per legge stabilisce inoltre che cosa si debba fare e da quali cose si debba astenersi, il suo fine comprenderà anche quelli delle altre e, di conseguenza, sarà il bene propriamente umano. Difatti se il bene per il singolo individuo e per la città sono la stessa cosa, conseguire e mantenere quello della città è chiaramente cosa più grande e più vicina al fine, poiché tale bene è, sì, amabile relativamente al singolo individuo, ma anche più bello e più divino in relazione ad un popolo e a delle città. E dunque la nostra ricerca, che è una ricerca politica, è volta verso tali obiettivi. (Etica Nicomachea)

IL PRIMATO DELLA VITA PRATICA
Veniamo ora a quelli che ammettono che la vita virtuosa è preferibile a ogni altra, sebbene poi siano in disaccordo sul modo di realizzarla.[...] I primi dicono senza dubbio il vero quando asseriscono che la vita dell'uomo libero è migliore di quella del padrone, perché servirsi dello schiavo in quanto tale non ha nulla di nobile e il comandare le cose necessarie non ha nulla di bello. Ma non è corretto credere che ogni autorità sia dispotica perché la differenza che c'è tra l'autorità esercitata su uomini liberi e quella esercitata sugli schiavi non è minore di quella che intercorre tra un uomo libero per natura e uno schiavo per natura, come del resto abbiamo già precisato nei primi discorsi. Non è vero che si debba esaltare l'astensione dall'azione al di sopra dell'azione stessa, perché la felicità è attività e l'attività di uomini giusti e temperanti dà compimento a molte belle cose.(Politica)

IL PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE
Il principio più sicuro di tutti è quello intorno al quale è impossibile essere nel falso. Questo principio è necessariamente il più conoscibile,[...] e non ipotetico, perché non è una ipotesi il principio che deve necessariamente possedere chi voglia comprendere una qualsiasi delle cose che sono, e quando si vuole arrivare a conoscere qualcosa, è necessario possedere già ciò che si deve necessariamente conoscere per conoscere una cosa qualsiasi. [...] È impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e secondo il medesimo rispetto; e si aggiungano tutte le altre determinazioni che si potranno aggiungere per evitare difficoltà di carattere dialettico.[...]Nessuno può ritenere che la medesima cosa sia e non sia, come alcuni credono che dicesse Eraclito. (Metafisica)

Il saggio cerca di raggiungere l'assenza di dolore, non il piacere.

Il vero sapere consiste nell’essere consapevoli della propria ignoranza.

In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso.

I vecchi sono due volte bambini.

La conoscenza e il pensiero filosofico costituiscono dunque il compito proprio dell'anima. Questa è la cosa più desiderabile per noi, paragonabile, io credo alla vista, che certamente si apprezzerebbe anche nel caso in cui grazie ad essa non si ottenesse altro risultato se non appunto e soltanto il vedere.

La felicità è un segno di potenza.

La filosofia non serve a nulla,dirai;ma sappi che proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile.

La natura non fa nulla invano.

La speranza é un sogno ad occhi aperti .

Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero.

La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione per una donna.

La cultura è il miglior viatico per la vecchiaia.

La comunità politica migliore è formata da cittadini della classe media.

La libertà è la base di uno stato democratico.

Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.

Le radici della cultura sono amare, ma i frutti sono dolci.

Le rivoluzioni non sono sciocchezze, ma dalle sciocchezze hanno origine.

L'attività filosofica ha un grande vantaggio rispetto a tutte le altre; non si ha cioè bisogno di un particolare strumento, nè di una sede particolare per esercitarla, ma in qualunque punto della terra uno si ponga all'opera con il pensiero, dovunque gli sarà allo stesso modo possibile afferrare la verità, come se essa fosse presente. Così dunque è provato che è possibile dedicarsi alla filosofia, che essa è il maggiore di tutti i beni, e che è facile conseguirla. Per tutti questi motivi, vale la pena di coltivarla con passione.

L'uomo è per natura animale politico.

L'IMITAZIONE NEI GENERI LETTERARI
Si può difatti, impiegando i medesimi mezzi e i medesimi oggetti, farsi a volte imitatore in maniera espositiva, sia divenendo un poco un’altra persona come fa Omero, sia restando sé stesso senza cambiare; e altre volte invece si possono presentare tutti in azione e all’opera quelli che fanno l’imitazione. Dunque l’imitazione, come dicemmo nelle premesse, si realizza con queste tre differenze, che consistono nei mezzi e negli oggetti e nella maniera. Quindi Sòfocle, sotto certo aspetto, è imitatore identico ad Omero, perché entrambi raffigurano uomini egregi, e sotto altro aspetto è identico ad Aristòfane, perché entrambi raffigurano persone che agiscono drammaticamente. Di qui appunto si dice che deriva il nome di dramma, perché è un’imitazione in forma drammatica. (Dell’arte poetica)

La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli.

LA CATARSI DELL'ARTE
Tragedia è dunque mimesi di un'azione seria e compiuta in se stessa, con una certa estensione; in un linguaggio abbellito di varie specie di abbellimenti, ma ciascuno a suo luogo nelle parti diverse; in forma drammatica e non narrativa; la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni. (Poetica, 6)

LA DEMOCRAZIA
Il presupposto della costituzione democratica è la libertà, tanto che si dice che solo con questa costituzione è possibile godere della libertà, che si afferma essere il fine di ogni democrazia. Una delle caratteristiche della libertà è che le stesse persone in parte siano comandate e in parte comandino. [...]Questi dunque sono i caratteri comuni a tutte le democrazie, e da quella che unanimemente si concorda essere la giustizia secondo i canoni democratici (cioè che tutti abbiano lo stesso secondo il numero) deriva quella che più di ogni altra sembra essere democrazia e governo di popolo. L’uguaglianza consiste nel fatto che non comandino più i poveri dei ricchi, che non siano sovrani i primi soltanto, ma tutti secondo rapporti numerici di uguaglianza. E questo sarebbe l’unico modo per ritenere realizzate l’uguaglianza e la libertà nella costituzione. (Aristotele, Politica)

La gratitudine è un sentimento che invecchia presto.

LA METAFISICA, STUDIO DELL'ESSERE IN QUANTO ESSERE
C’è una scienza che studia l’essere-in-quanto-essere e le proprietà che gli sono inerenti per la sua stessa natura. Questa scienza non si identifica con nessuna delle cosiddette scienze particolari, giacché nessuna delle altre ha come suo universale oggetto di indagine l’essere-in-quanto-essere, ma ciascuna di esse ritaglia per proprio conto una qualche parte di essere e ne studia gli attributi, come fanno, ad esempio, le scienze matematiche. E poiché noi stiamo cercando i principi e le cause supreme, non v’è dubbio che questi principi e queste cause sono propri di una certa realtà in virtù della sua stessa natura. Se, pertanto, proprio su questi principi avessero spinto la loro indagine quei filosofi che si diedero a ricercare gli elementi delle cose esistenti, allora anche gli elementi di cui essi hanno parlato sarebbero stati propri dell’essere-in-quanto-essere e non dell’essere-per-accidente; ecco perché anche noi dobbiamo riuscire a comprendere quali sono le cause prime dell’essere-in-quanto-essere. (Metafisica E, 1, G, 1)

LA ROTAZIONE DELLE CARICHE
Poiché ogni comunità politica consta di governanti e di governati, bisogna vedere se, vita natural durante, essi debbano essere persone diverse oppure se debbano essere le stesse persone; perché, evidentemente, da questa divisione dovrà dipendere anche l’educazione. [...]Che i governanti debbano differire dai governati non v’è alcun dubbio; come essi debbano differire e come partecipare del potere, è cosa che deve vedere il legislatore e della quale si è già detto. (Politica)

LA SCIENZA E LA DIMOSTRAZIONE
Se, pertanto, il conoscere è quale abbiamo posto, è necessario anche che la conoscenza apodittica proceda da cose vere, prime, immediate, più note, anteriori e cause della conclusione: ché in questo modo i principi saranno propri di ciò che si dimostra. [...] E chi vorrà possedere la scienza che procede mediante dimostrazione non soltanto deve rendere maggiormente noti i principi e credere maggiormente ad essi che a ciò che è dimostrato, ma nient’altro dev'essere per lui più credibile e più noto che gli opposti dei principi dai quali procederà il sillogismo dell'errore contrario, se davvero chi conosce in senso assoluto deve essere inamovibile. (Analitici secondi)

LA TRAGEDIA
L’epopea e la tragedia, come pure la commedia e la poesia ditirambica, e gran parte dell’auletica e della citaristica, tutte quante, considerate da un unico punto di vista, sono mimesi [o arti di imitazione]. Ma differiscono tra loro per tre aspetti: e cioè in quanto o imitano con mezzi diversi, o imitano cose diverse, o imitano in maniera diversa e non allo stesso modo. [...] Infatti lo storico e il poeta non differiscono perché l’uno scriva in versi e l’altro in prosa [...]: la vera differenza è questa, che lo storico descrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che possono accadere. Perciò la poesia è qualche cosa di più filosofico e di più` elevato della storia; la poesia tende piuttosto a rappresentare l’universale, la storia il particolare. (Poetica, 1,4 e 9)

La speranza è un sogno fatto da svegli.

L'AMICIZIA
L'amicizia è una virtù o s'accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni (e infatti sembra che proprio i ricchi e coloro che posseggono cariche e poteri abbiano soprattutto bisogno di amici; infatti quale utilità vi è in questa prosperità, se è tolta la possibilità di beneficare, la quale sorge ed è lodata soprattutto verso gli amici? O come essa potrebbe esser salvaguardata e conservata senza amici? Infatti quanto più essa è grande, tanto più è malsicura). E si ritiene che gli amici siano il solo rifugio nella povertà e nelle altre disgrazie; e ai giovani l'amicizia è d'aiuto per non errare, ai vecchi per assistenza e per la loro insufficienza ad agire a causa della loro debolezza, a quelli che sono nel pieno delle forze per le belle azioni. [...] Tre dunque sono le specie di amicizie, come tre sono le specie di qualità suscettibili d'amicizia: e a ciascuna di esse corrisponde un ricambio di amicizia non nascosto. E coloro che si amano reciprocamente si vogliono reciprocamente del bene, riguardo a ciò per cui si amano. Quelli dunque che si amano reciprocamente a causa dell'utile non si amano per se stessi, bensì in quanto deriva loro reciprocamente un qualche bene; similmente anche quelli che si amano a causa del piacere. (...)L'amicizia perfetta è quella dei buoni e dei simili nella virtù. Costoro infatti si vogliono bene reciprocamente in quanto sono buoni, e sono buoni di per sé; e coloro che vogliono bene agli amici proprio per gli amici stessi sono gli autentici amici (infatti essi sono tali di per se stessi e non accidentalmente); quindi la loro amicizia dura finché essi sono buoni, e la virtù è qualcosa di stabile; e ciascuno è buono sia in senso assoluto sia per l'amico. Infatti i buoni sono sia buoni in senso assoluto, sia utili reciprocamente. (Etica Nicomachea)

L'UOMO, ANIMALE PARLANTE
Perciò è chiaro che l’uomo è un animale più socievole di qualsiasi ape e di qualsiasi altro animale che vive in greggi. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fa nulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella: la voce è segno del piacere e del dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino ad avere e a significare agli altri la sensazione del piacere e del dolore; invece la parola serve a indicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio dell’uomo rispetto agli altri animali: esser l’unico ad aver nozione del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto e così via. (Politica)

Non bisogna dar retta a coloro che consigliano all'uomo, perchè è mortale, di limitarsi a pensare cose umane e mortali; anzi, al contrario, per quanto è possibile, bisogna comportarsi da immortali, e fare di tutto per vivere secondo la parte più nobile che è in noi.

Non conosciamo il vero se non conosciamo la causa.

Non dobbiamo perciò preoccuparci se la filosofia non si dimostra utile o vantaggiosa perchè non affermiamo innanzi tutto che sia vantaggiosa, ma piuttosto che è buona, e che la si debba scegliere non per qualcos’altro, ma per se stessa.

Non esiste grande genio senza una dose di follia.

Non esiste un vero genio senza una dose di follia.

Noi siamo quello che facciamo costantemente. L'eccellenza quindi non è un atto ma un'abitudine.

Pensate da uomini saggi, ma parlate da gente comune.

Primum vivere, deinde philosophari.

Privato della percezione e dell'intelligenza, l'uomo diventa simile ad una pianta; se gli si sottrae l'intelligenza soltanto, si trasforma in un animale; se è liberato, invece, dall'irrazionale, ma persiste nell'intelletto, diventa simile a dio. (Protreptico)

PROPOSIZIONI VERE E FALSE
Non è [...] possibile che ci sia qualcosa tra due proposizioni contraddittorie, ma è necessario affermare o negare una cosa di un'altra, quali che esse siano. Questo risulta chiaro quando si sia definito che cos'è il vero e che cos'è il falso. Infatti il dire che l'essere non è, o che il non-essere è, è falso; il dire che l'essere è, e che il non-essere non è, è vero: perciò chi dice "è" o "non è" o dice il vero o dice il falso; ma né dell'essere né del non-essere si può dire "non è o è". (Metafisica IV, 7, 1011 b 22)

Se c'e' soluzione perché ti preoccupi? Se non c'é soluzione perché ti preoccupi?

Sedendo et quiescendo efficitur sapiens .

Se per amore del denaro si viaggia fino alle colonne d'Eracle e ci si espone a molti rischi, perchè non si dovrebbe affrontare qualche fatica e qualche spesa per la filosofia?

Se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l'origine della filosofia.

Siamo tutti portati a dirigere la nostra ricerca non in relazione all'argomento in sè, ma piuttosto in relazione alle opinioni dei nostri antagonisti; e anche quando interroghiamo noi stessi portiamo l'indagine solo fino al punto in cui non intravediamo più obiezioni.

SILLOGISMI E DIALETTICA
Ebbene, sillogismo è un discorso nel quale, poste alcune cose, qualcosa di diverso da ciò che è stabilito segue di necessità in forza di ciò che è stabilito. Vi è dunque una dimostrazione quando il sillogismo proceda da asserzioni vere e prime, oppure da asserzioni tali che hanno assunto il principio della conoscenza ad esse relativa in forza di certe asserzioni vere e prime; dialettico è invece il sillogismo che argomenta da opinioni notevoli. [...] E, complessivamente, su tutte le cose di cui abbiamo parlato e su quelle di cui, dopo queste, parleremo, ci basti aver definito in questa misura, poiché di nessuna di esse ci proponiamo di produrre la nozione rigorosa, ma vogliamo trattarne quanto basta in un abbozzo, ritenendo completamente sufficiente, secondo la presente trattazione, il poter riconoscere come che sia ciascuna di esse. (Topici)

Tutte le altre scienze saranno più necessarie di questa (della metafisica), ma nessuna sarà superiore. (Metafisica, I,2,982b)

Tutti gli uomini, per natura, aspirano alla conoscenza.

Tutti gl'uomini straordinari sono palesemente malinconici, collocando l'uomo malinconico a una zona prossima all'alterazione.

Verum scire est scire per causas .

ZENONE E IL MOVIMENTO
Tutto ciò, dice, che è lungo uno spazio uguale a sé o è in quiete o si muove: ma è impossibile che si muova lungo uno spazio uguale a sé: dunque è in quiete. Ora, la freccia che si muove, siccome si trova lungo uno spazio uguale a sé in ciascuno degli spazi di tempo durante i quali si muove, sarà in quiete; se è in quiete in tutti gli istanti di tempo che sono infiniti, sarà in quiete anche in tutto il tempo. Ma si era posto che essa fosse in movimento: dunque la freccia in movimento sarà in quiete.

Aforismi: Galileo Galilei Citazioni Famose

Citazioni Famose "Galileo Galilei" - Aforismi

(A Padova) Consumai li diciotto anni migliori di tutta la mia età.
(dalla lettera A Fortunio Liceti a Padova, Arcetri, 23 giugno 1640)

Altro il vino non è se non la luce del sole mescolata con l’umido della vite.

Che i Pitagorici avessero in somma stima la scienza de i numeri, e che Platone stesso ammirasse l'intelletto umano e lo stimasse partecipe di divinità solo per l'intender egli la natura de' numeri, io benissimo lo so, né sarei lontano dal farne l'istesso giudizio.
(Giornata prima, p. 35; citato in Koyré 1979, p. 292)

Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale.

Dietro ogni problema c'è un'opportunità.

E finalmente io ti domando, oh uomo sciocco: Comprendi tu con l'immaginazione quella grandezza dell'universo, la quale tu giudichi poi essere troppo vasta? Se la comprendi, vorrai tu stimar che la tua apprensione si estenda più che la potenza divina, vorrai tu dir d'immaginarti cose maggiori di quelle che Dio possa operare? Ma se non la comprendi, perché vuoi apportar giudizio delle cose da te non capite?

Eppur si muove!

Estrema temerità mi è parsa sempre quella di coloro che voglion far la capacità umana misura di quanto possa e sappia operar la natura, dove che, all'incontro, e' non è effetto alcuno in natura, per minimo che e' sia, all'intera cognizion del quale possano arrivare i piú specolativi ingegni. Questa cosí vana prosunzione d'intendere il tutto non può aver principio da altro che dal non avere inteso mai nulla, perché, quando altri avesse esperimentato una volta sola a intender perfettamente una sola cosa ed avesse gustato veramente come è fatto il sapere, conoscerebbe come dell'infinità dell'altre conclusioni niuna ne intende.
"Giornata prima“

È forza confessare che il voler trattare le quistioni naturali senza geometria è un tentar di fare quello che è impossibile ad esser fatto. "Giornata seconda"

È sicuramente dannoso per le anime il fare un'eresia del credere ciò che è provato.

E se tu vuo' conoscer gli sciaurati,
Omacci tristi e senza discrizione,
Basta che tu conosca i preti e' frati,
Che son tutti bontà e divozione:
E questa via ci fa toccar il fondo,
E sciogl'il nodo alla nostra questione.

Extensive, cioè quanto alla moltitudine degli intelligibili, che sono infiniti, l'intender umano è come nullo, quando bene egli intendesse mille proposizioni, perché mille rispetto alla infinità è come un zero; ma pigliando l'intendere intensive, in quanto cotal termine importa intensivamente, cioè perfettamente, alcuna proposizione, dico che l'intelletto umano ne intende alcune cosí perfettamente, e ne ha cosí assoluta certezza, quanto se n'abbia l'istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e l'aritmetica, delle quali l'intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni di piú, perché le sa tutte, ma di quelle poche intese dall'intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva, poiché arriva a comprenderne la necessità, sopra la quale non par che possa esser sicurezza maggiore.
(giornata seconda, p. 129; citato in Koyré 1979, p. 292)

Ho amato le stelle troppo profondamente per avere paura della notte.

Ho grande opinione che voi ancora non l'intendiate, ma abbiate imparate a mente quelle parole scritte da qualcuno per desiderio di contraddire e mostrarsi più intelligente dell'avversario, mostrarsi, però, a quelli che, per apparir eglino ancora intelligenti, applaudono a quello che e' non intendono, e maggior concetto si formano delle persone secondo che da loro son manco intese.

Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro.

Il Sole, con tutti i pianeti che gli ruotano attorno e da esso dipendono, può ancora maturare un grappolo d'uva come se non avesse nient'altro da fare nell'Universo.

Io per me reputo la Terra nobilissima ed ammirabile per le tante e sì diverse alterazioni, mutazioni, generazioni, etc., che in lei incessabilmente si fanno; e quando, senza esser suggetta ad alcuna mutazione, ella fusse tutta una vasta solitudine d'arena o una massa di diaspro [...], io la stimerei un corpaccio inutile al mondo, pieno di ozio e, per dirla in breve, superfluo e come se non fusse in natura.
"Giornata prima“

Io qui direi quello che intesi da persona ecclesiastica costituito in eminentissimo grado cioè l'intenzione dello Spirito Santo essere di insegnarci come si vada al cielo, e non come vada il Cielo.

Io senza esperienza son sicuro che l'effetto seguirà come vi dico, perché cosí è necessario che segua; e piú v'aggiungo che voi stesso ancora sapete che non può seguire altrimenti, se ben fingete, o simulate di fingere, di non lo sapere. Ma io son tanto buon cozzon di cervelli che ve lo farà confessare a viva forza.
(da Dialogo, giornata seconda, pp. 170 sg.; citato in Koyré 1979, p. 229)

Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggera, che 'l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nessuna.

Io qui direi quello che intesi da persona ecclesistica costituito in eminentissimo grado cioè l'intenzione dello Spirito Santo essere di insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il Cielo.
(dalla lettera Alla Granduchessa madre Cristina di Lorena)

Io vi dico che quando uno non sa la verità da per sé, è impossibile che altri gliene faccia sapere.

Io vi dico che quando uno non sa la verità da per sé, è impossibile che altri gliene faccia sapere.
Posso bene insegnarvi delle cose che non son né vere né false, ma le vere, cioè le necessarie, cioè quelle che è impossibile ad esser altrimenti, ogni mediocre discorso o le sa da sé o è impossibile che ei le sappia mai: e cosí so che crede anco il signor Salviati.
(giornata seconda, p. 183; citato in Koyré 1979, p. 294)

La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua e conoscer i caratteri ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

La maggior salvezza che sia, è conoscere se stesso.

La matematica è l'alfabeto con cui Dio ha scritto l'Universo.
(citato in Nadir Magazine, 11/2001)

La mente umana è finita, dunque non può trattare con l'infinito.

La Natura è un libro scritto in caratteri matematici.

Le cose sono unite da legami invisibili. Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella.

L'intelletto umano intende alcune cose così perfettamente, e ne ha così assoluta certezza, quanto se n'abbia l'istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e l'aritmetica; delle quali l'intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni di più, perché le sa tutte; da di quelle poche intese dall'intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva.

L'opinione mia è che nissuna cosa sia contro natura, salvo l'impossibile, il quale, poi, non è mai.

Ma per trovar il bene io ho provato
Che bisogna proceder pel contrario:
Cerca del male, e l'hai bell'e trovato;
Però che 'l sommo bene e 'l sommo male
S'appaion com'i polli di mercato.

Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell'Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.
"Giornata prima“

Misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è.

Nelle prove naturali non si deve ricercare l'esattezza geometrica.
(Giornata prima, p. 38; citato in Koyré 1979, p. 287)

Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.

Non ho mai incontrato un uomo così ignorante dal quale non abbia potuto imparare qualcosa.

Non mi pare che in questo luogo sia da passar con silenzio l'invenzione di Archimede d'alzar l'acqua con la vite: la quale non solo è maravigliosa, ma è miracolosa; poiché troveremo, che l'acqua ascende nella vite discendendo continuamente.

Non mi sento obbligato a credere che lo stesso Dio che ci ha dotato di sensi, ragione ed intelletto abbia inteso permetterci di rinunciare al loro utilizzo.

Non puoi insegnare qualcosa ad un uomo. Lo puoi solo aiutare a scoprirla dentro di sé.

Non si temeva allor del mal franzese:
Però che, stand'ignudo alla campagna,
S'un avea qualche male, era palese.

Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi.

Nelle prove naturali non si deve ricercare l'esattezza geometrica.

Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi.

Ridottovi a memoria il detto del Filosofo, che ignorato motu ignoratur natura, giudicate con giusta lanze sig. Rocco, qual de' duo modi di filosofare cammini piú a segno, o il vostro, fisico puro e semplice bene, o il mio, condito con qualche spruzzo di matematica; e nell'istesso tempo considerate chi piú giustamente discorreva, o Platone, nel dire che senza la matematica non si poteva apprender la filosofia, o Aristotele, nel tassare il medesimo Platone per troppo studio della geometria.
(da Esercitationi filosofiche di Antonio Rocco; citato in Koiré 1979, p. 291)

Quello che noi ci immaginiamo bisogna che sia o una delle cose già vedute, o un composto di cose o di parti delle cose altra volta vedute.

Questi che esaltano tanto l'incorruttibilità, l'inalterabilità, etc. (dei corpi celesti), credo che si riduchino a dir queste cose per il desiderio grande di campare assai e per il terrore che hanno della morte: e non considerano che quando gli uomini fossero immortali, a loro non toccava a venire al mondo.

Se tu vai fuor per far qualche faccenda,
Se tu l'hai a far innanzi desinare,
Tu non la fai che gli è or di merenda,
Perché la toga non ti lascia andare,
Ti s'attraversa, t'impaccia e t'intrica,
Ch'è uno stento a poter camminare.

Se il Sarsi vuole ch'io creda a Suida che i Babilonii cocesser l'uova col girarle velocemente nella fionda, io lo crederò [...] ora, a noi non mancano uova, né fionde, né uomini robusti che le girino, e pur non si cuocono [...] e perché non ci manca altro che l'esser di Babilonia, adunque l'esser Babiloni è causa dell'indurirsi l'uova, e non l'attrizion dell'aria. (cap. 45)

Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. Il difficile è scoprirle.

Voi errate, signor Simplicio; voi dovevi dire che ciaschedun sa ch'ella si chiama gravità. Ma io, non vi domando del nome, ma dell'essenza della cosa: della quale essenza voi non sapete punto piú di quello che voi sappiate dell'essenza del movente le stelle in giro, eccetuatone il nome, che a questa è stato posto e fatto familiare e domestico per la frequente esperienza che mille volte il giorno ne veggiamo; ma non è che realmente noi intendiamo piú, che principio o che virtú sia quella che muove la pietra in giú, di quel che noi sappiamo chi la muova in su, separata dal proiciente, o chi muova la Luna in giro, eccettoché (come ho detto) il nome, che piú singulare e proprio gli abbiamo assegnato di gravità, doveché a quello con termine piú generico assegnano virtú impressa, a quello diamo intelligenza, o assistente, o informante, ed a infiniti altri moti diamo loro per cagione la natura.
(Giornata prima, p. 58; citato in Koyré 1979, p. 248-9)

Aforismi: Eckhart Tolle Citazioni Famose

Citazioni Famose "Eckhart Tolle" - Aforismi

Amore, gioia e pace non possono prosperare finché non vi liberate dal dominio della mente.

Bisogna capire in profondità che il momento presente è tutto ciò che avete.

Cercate di percepire il corpo interiore anche quando siete impegnati in attività quotidiane, specialmente nei rapporti umani o quando entrate in contatto con la natura.

Che cosa potrebbe essere più futile e più folle che opporsi alla vita stessa, che è adesso e sempre adesso?

Ciò che chiamo inconsapevolezza ordinaria è l'identificarsi con i propri processi di pensiero e le proprie emozioni, reazioni, desideri e avversioni. E' lo stato normale della maggior parte della gente... Potete non rendervene conto perchè fa parte della vita "normale"

Direi che dall'80 al 90 per cento del pensiero della maggior parte di voi sia non soltanto ripetitivo e inutile, ma per via della sua natura disfunzionale e spesso negativa sia anche in gran parte dannoso.

Dovete sempre operare con il momento presente, non contro di esso. Fatene il vostro amico e alleato, non il vostro nemico. Così si trasformerà miracolosamente l'intera vostra vita.

Ecco un esercizio spirituale che si può fare: non prendere troppo sul serio i tuoi pensieri. La mente umana, nel suo desiderio di conoscere, capire e controllare, confonde le sue opinioni e i suoi punti di vista con la verità. Il pensiero frammenta la realtà, la taglia in pezzi e in frammenti concettuali.

Essere consapevoli de vostro respiro vi costringe a stare nel momento presente, che è la chiave di tutte le trasformazioni interiori. Ogni volta che siete consapevoli del respiro, siete assolutamente presenti. Potete anche rendervi conto che non potete pensare e, allo stesso tempo, essere consapevoli del vostro respiro. Il respiro cosciente ferma la mente.

I conflitti nel mondo sono lo specchio dei nostri conflitti interni irrisolti.

I dogmi religiosi, politici, scientifici, derivano dalla convinzione erronea che il pensiero può contenere e racchiudere la realtà o la verità.

Il dolore è inevitabile fintanto che ci si identifica con la mente.

Il miglior indicatore del vostro livello di consapevolezza è dato da come affrontate le situazioni minacciose della vita quotidiana...Potete utilizzare una situazione minacciosa per risvegliarvi, oppure potete lasciare che vi trascini in un sonno ancora più profondo.

Il vostro viaggio esteriore può essere composto da un milione di passi; il vostro viaggio interiore ne ha uno solo: il passo che compite in questo momento.

Io non posso dirti niente che in profondità dentro di te tu non sappia già.

La luce è troppo dolorosa per chi vuole rimanere nel buio.

La maggior parte della sofferenza umana è inutile. Ce la infliggiamo da soli fino a quando, a nostra insaputa, si lascia che la mente prenda il controllo della nostra vita.

La mia mente non può conoscere te, soltanto etichette, giudizi, fatti e opinioni riguardo te. Soltanto l'Essere conosce direttamente.

La mente, per assicurarsi di avere il controllo, cerca in continuazione di nascondere il momento presente sotto il passato e il futuro.

La sofferenza è necessaria nella misura in cui ti fa rendere conto di ciò che non è necessario. Non sono le situazioni a farti infelice. Possono procurarti dolore fisico, ma non ti fanno infelice, i tuoi pensieri ti fanno infelice. Le tue interpretazioni, le storie che racconti a te stesso, ti fanno infelice.

L'infelicità acuta può essere un grande fattore di risveglio.

Mai prima d'ora le relazioni sono state così problematiche e conflittuali come lo sono adesso. Come probabilmente avete notato, non sono fatte per rendervi felici o per completarvi. Se continuate a cercare la salvezza nelle relazioni, ne sarete delusi ancora ed ancora. Ma se accettate che la relazione sia qui per rendervi consapevoli invece che felici, allora la relazione vi offrirà la salvezza, e voi allineerete voi stessi con la consapevolezza più alta che vuole venire alla luce in questo mondo. Per coloro che si afferrano ai vecchi schemi, vi sarà un aumento di sofferenza, di violenza, di confusione e di follia.
(tratto dal libro Il potere di Adesso di Eckhart Tolle)

Non importa ciò che contiene il momento presente, accettatelo come se l'aveste scelto.

Non potete veramente perdonare voi stessi o gli altri fintanto che traete il vostro senso del sé dal passato. Solo accedendo al potere di Adesso, che è il vostro potere, può esservi vero perdono...nulla di ciò che avete fatto o di ciò che vi è stato fatto potrebbe toccare minimamente l'essenza radiosa di ciò che siete.

Non sono né i miei pensieri, né le mie emozioni, né le mie percezioni sensoriali, né le mie esperienze. Io non sono il contenuto della mia vita. Sono lo spazio nel quale tutto si produce. Sono la coscienza. Sono il presente. Sono.

Ogni volta che accetti profondamente questo momento così com'è - nella forma in cui è, sei sereno, sei in pace. La felicità e l'infelicità non vanno così in profondità. Sono onde sulla superficie del tuo essere. La pace profonda che hai dentro ti rimane immutata qualunque siano le condizioni esterne.

Più cose imparate riguardo al funzionamento del corpo umano, più vi rendete conto di quanto vasta è l'intelligenza all'opera al suo interno e di quanto poco ne sappiamo.

Più è forte l'ego e più distanti siete dalla vostra vera natura.

Quando presti più attenzione a quello che fai che al risultato futuro che vuoi raggiungere con esso, rompi il vecchio condizionamento dell'ego. Quindi sei non solo più efficace, ma infinitamente più felice e soddisfatto. "Fai una cosa alla volta", così è come un maestro Zen definì l'essenza dello Zen. Fare una cosa alla volta significa essere totale in quello che fai, prestargli tutta la tua attenzione. Questa è azione resa, azione potente.

Quando si presenta una situazione ansiosa, come avviene sempre, abituatevi ad andare subito dentro di voi... Ogni ritardo farà nascere una reazione mentale-emozionale condizionata che vi sopraffarà.

Se nel vostro rapporto amoroso voi avete esperienza sia dell'amore sia del contrario dell'amore (attacco, violenza emotiva, ecc.) allora è probabile che scambiate per amore l'attaccamento dell'ego e la dipendenza.

Un insegnamento spirituale serve a risparmiare tempo. Il messaggio fondamentale di un tale insegnamento è che non avete bisogno di più tempo, non avete bisogno di più sofferenza... Avete cercato nel tempo nuove sofferenze. E all’improvviso sentire “non avete più bisogno di questo” può essere per alcuni il momento della trasformazione.

Vai di là del bene e del male astenendoti da etichettare mentalmente le cose, di considerarle buone o cattive. Guarda cosa succede quando, invece di considerare "cattiva" un'esperienza, la accetti internamente, le dai un "sì" interno, lasciando che sia nel modo in cui è.

Tratto da: Eckhart Tolle, Il Potere di adesso

Amore, gioia e pace sono stati profondi dell’Essere o meglio tre aspetti dellostato di sintonia interiore con l’Essere. In quanto tali non hanno contrari. Questo perché nascono al di là della mente. Le emozioni, d’altro canto, facendo partedella mente dualistica, sono soggette alla legge dei contrari. Questo significasemplicemente che non potete avere il bene senza il male.

Anche quando il cielo è coperto, il sole non è scomparso. È ancora lì dall’altra parte delle nuvole.

Bisogna accettare, e poi agire. Qualunque cosa comporti il momento presente, dovete accettarlo come se l’aveste scelto voi. Dovete sempre operare con il momento presente, non contro di esso. Fatene il vostro amico e alleato, non il vostronemico. Così si trasformerà miracolosamente l’intera vostra vita.

Dovete sempre dire di sì al momento presente. Che cosa potrebbe essere più futile, più futile che creare resistenza interiore a qualcosa che già esiste? Che cosa potrebbe essere più inutile e più folle che opporsi alla vita stessa, che è adesso e sempre adesso? Abbandonatevi a ciò che esiste. Dite di sì alla vita, e vedrete come la vita all’improvviso comincerà a lavorare per voi anziché contro di voi.

Dovunque siate, siateci totalmente.

Fate dell’ Adesso il punto focale principale della vostra vita. Mentre nel passato avete dimorato nel tempo e avete fatto solo brevi puntate nell’ Adesso, ora la vostra dimora è nell’ Adesso e fate solo brevi puntate nel passato e nel futuro quando vi è richiesto per avere a che fare con gli aspetti pratici della vostra situazione di vita. Ditesempre «sì» al momento presente.

Il dolore che voi create adesso è sempre qualche forma di non accettazione, qualche forma di resistenza inconsapevole a ciò che esiste. A livello del pensiero, laresistenza è una qualche forma di giudizio. A livello emozionale, è una qualche forma di negatività. L’intensità del dolore dipende dal grado di resistenza al momentopresente, e questo a sua volta dipende dalla forza con cui vi identificate con la vostra mente. La mente cerca sempre di negare l’adesso e di sfuggirlo. In altri termini, più voi vi identificate con la vostra mente, più soffrite. Oppure possiamo metterla così: più siete in grado di onorare e di accettare l’Adesso, più siete liberi dal dolore, dalla sofferenza, nonché liberi dalla mente egoica.

Il vero amore non fa soffrire. Come potrebbe? Non si trasforma improvvisamente in odio, così come la vera gioia non si trasforma in dolore.

Il piacere deriva sempre da qualcosa che è al di fuori di voi, mentre la gioia nasce dall’interno. La stessa cosa che vi dà piacere oggi vi darà dolore domani, oppure ci abbandonerà, e la sua assenza ci procurerà dolore. E ciò che spesso viene chiamato «amore» può essere piacevole ed entusiasmante per un po’, ma è un attaccamento che causa dipendenza, una situazione di estremo bisogno che può trasformarsi nel suo contrario in un batter d’occhio. Molti rapporti«amorosi», una volta passata l’euforia iniziale, in realtà oscillano fra «amore» e odio,attrazione e attacco.

Il pensiero da solo, quando non è più connesso con il regno molto più vasto della consapevolezza, rapidamente diventa arido, folle, distruttivo.

Invece di «osservare colui che pensa» si può anche creare un intervallo nel flusso mentale semplicemente rivolgendo il centro dell’attenzione all’Adesso. Basta divenire intensamente consapevoli del momento presente. E una cosa che dà profonda soddisfazione. In questo modo si allontana la consapevolezza dall’attività mentale e sicrea un intervallo senza mente in cui si è altamente vigili e consapevoli ma nonsi sta pensando. Questa è l’essenza della meditazione.

L’emozione nasce nel punto di incontro fra corpo e mente. E la reazione del corpo alla mente o, si potrebbe dire, unriflesso della mente nel corpo.

Ogni negatività è causata da un accumulo di tempo psicologico e dalla negazione del presente.
Disagio, ansia, tensione, stress, preoccupazione (tutte forme di paura) sono causati da un eccesso di futuro e da un’insufficienza di presente.
Senso di colpa, rimorso,risentimento, rancore, tristezza, amarezza e ogni forma di mancato perdono sono causati da un eccesso di passato e da una insufficienza di presente. In definitiva vi è un solo problema:
la mente legata al tempo.

Se veramente volete conoscere la mente, il corpo ve ne darà sempre un riflesso veritiero, per cui bisogna osservare l’emozione o piuttosto sentirla nel corpo.

Tutti i veri artisti, che lo sappianoo no, creano a partire da un luogo senza mente, dalla quiete interiore. La mente allora dà forma all’intuizione o all’impulso creativo. Perfino i grandi scienziati riferiscono che le loro conquiste creative giungono in momenti di quiete mentale.

Tutte le cose davvero importanti (bellezza, amore, creatività, gioia, pace interiore) nascono al di là della mente. Così cominciate a risvegliarvi.

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Aforismi: Ermete Trismegisto Citazioni Famose

Citazioni Famose "Ermete Trismegisto" - Aforismi

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto / e ciò che è in alto è come ciò che è in basso / per fare i miracoli della cosa una. / E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, / così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.
(Ermete Trismegisto)

Tutto ciò che è in alto è come ciò che è in basso, tutto ciò che è in basso è come ciò che è in alto. E questo per realizzare il miracolo di una cosa sola da cui derivano tutte le cose, grazie ad un'operazione sempre uguale a se stessa.
(Ermete Trismegisto "La tavola di Smeraldo")

Se vuoi cambiare il tuo stato d'animo o il tuo stato mentale, modifica la tua vibrazione.
(Ermete Trismegisto)

Tratto da: Il Kybalion
Giusto sarebbe invece, seguire l’esempio dei saggi, che, come dice il « Kybalion », si servono della legge contro le leggi, di ciò che è più in alto contro ciò che è più in basso, e grazie all’alchimia, tramutano « quel che è indegno in degno e desiderabile, e giungono così al vero trionfo ».
Evitiamo quindi la mezza saggezza, (che equivale a follia) che non fa rendere conto che, la più alta saggezza, non consiste di sogni abnormi, visioni fantastiche, strani sistemi di vita; bensì d’impiego delle più alte energie contro le infime, « sottraendosi così ai dolori dei piani più bassi, con vibrazioni su quelli più alti ». Non dimentichiamo che «la trasmutazione è l’arma del maestro, non sciocca negazione ».

Tratto da: Il Kybalion
Ma se questa sensazione di realtà è così forte nelle nostre menti finite, immaginiamo come dev’essere infinitamente più potente per quel che concerne le immagini mentali create nella mente dell’infinito! Per noi mortali il nostro universo mentale è l’unica realtà di cui abbiamo nozione, malgrado andiamo sempre più in alto, innalzandoci da piano a piano. Conoscerlo attraverso l’esperienza, significherebbe essere il TUTTO.
Naturalmente, più andiamo avanti sulla scala, più ci avviciniamo alla Mente Infinita, mentre ci diviene sempre più evidente la natura illusoria delle cose; nonostante ciò; ne rimarrà una pur minima traccia, finché il TUTTO non sarà giunto ad Incorporarci. Evitiamo di soffermarci troppo sull’evidenza dell’illusione, ma riconosciamo invece per vera la natura dell’universo e le sue leggi mentali, che dobbiamo adoperare per ricavare gli effetti migliori nella nostra ascensione onde passare più rapidamente ai piani supremi dell’Essere. Non perché questo ha una natura mentale, vengono meno le leggi dell’universo, poiché tutto, tranne il TUTTO, è soggetto ad esse.

Tratto da: Il pimandro - DISCORSO UNIVERSALE DI ERMETE TRIMEGISTO AD ASCLEPIO
Ermete: Tutto ciò che è mobile, o Asclepio, non si muove in qualche cosa e per qualche cosa?
Asclepio: Certo.
Erm.: Il mobile non è, necessariamente, più piccolo del luogo dove si compie il movimento?
Ascl.: Necessariamente.
Erm.: Il motore non è più forte del mosso?
Ascl.: Sicuramente.
Erm.: Il luogo del movimento non ha, di necessità, una natura contraria a quella del mobile?
Ascl.: Sì, certo.
Erm.: Questo mondo è così grande che non vi sono corpi più grandi di esso?
Ascl.: E' evidente.
Erm.: Ed è solido poiché e riempito di gran numero di corpi o piuttosto da tutti i corpi che esistono?
Ascl.: Così è.
Erm.: Il mondo è un corpo?
Ascl.: Si .
Erm.: Ed è mobile?
Ascl.: Senza dubbio.
Erm.: Quale sarà dunque il luogo del suo movimento e di quale natura? Non bisogna che sia assai più grande del mondo perché questo possa muoversi senza essere ritenuto o arrestato nel suo cammino?
Ascl.: E' qualche cosa di ben grande, o Trimegisto.
Erm.: Ma di qual natura? Di natura contraria, non è vero? Ed il contrario del corpo non è l'incorporeo?
Ascl.: Evidentemente.
Erm.: Il luogo è dunque incorporeo. Ma l'incorporeo o è divino o è Dio. Io chiamo " Divino " non ciò che è generato, ma ciò che è increato. Se è divino è essenziale; se è Dio è al di sopra dell'essenza. In altre parole è intellegibile, ed ecco come: Il primo Dio è intelligibile, per noi, non per sè stesso, poiché l'intelligibile cade sotto la sensazione dell'intelligente. Dio non è dunque intelligibile per sé stesso, poiché in Lui il soggetto pensante non è altro che l'oggetto pensato. Da noi egli è differente perciò noi lo concepiamo. Se lo spazio è intelligibile non è Dio, ma spazio. Se è Dio, è, non come spazio, ma come principio d'intendimento. Ma tutto quel che è mosso si muove non nel mobile, ma nello stabile. Il motore è dunque stabile, giacchè è impossibile per lui il movimento.
Ascl.: Come dunque, o Trimegisto, noi vediamo qui i mobili muoversi insieme con i loro motori ?
Poiché tu dicevi che le sfere mobili erano mosse dalla sfera fissa.
Erm.: Ma quello non è un commovimento, o Asclepio, ma un contro-movimento. [ Queste sfere ] non si muovono nel medesimo senso, ma in senso contrario. Questa opposizione offre un movimento, una resistenza fissa, giacchè la reazione ai movimenti è l'immobilità: perciò le sfere erranti, essendo mosse in senso contrario alla sfera fissa, il loro movimento inverso è prodotto dalla resistenza che si fanno a vicenda e non può essere altrimenti. Tu vedi le Orse che non tramontano né risorgono e girano attorno a un punto: credi tu che siano mosse o che stiano ferme?
Ascl.: Sono mosse, o Trimegisto.
Erm.: E quale è il loro movimento, o Asclepio?
Ascl.: Esse girano continuamente attorno a un medesimo punto.
Erm.: Una rivoluzione attorno a un punto è un movimento contenuto nella fissità. Giacchè la circolazione attorno ad un punto impedisce il moto sopra di esso, e questo moto impedito è contenuto nella circolazione. E così l'opposizione di questi due movimenti produce uno stato stabile mantenuto sempre dalle resistenze reciproche. Te ne darò un esempio visibile, preso dalle cose terrestri . Osserva, per esempio, il nuoto dell'uomo e degli altri animali : la reazione dei piedi e delle mani rende l'uomo immobile e gl'impedisce d'essere trascinato nel movimento dell'acqua e d'annegarsi.
Ascl.: Questo paragone è molto chiaro, o Trimegisto.
Erm.: Ogni movimento è dunque prodotto nella fissità e mediante la fissità. Così il movimento del mondo e di ogni animale materiale non viene dal difuori ma è prodotto dal di dentro al difuori per mezzo dell'anima, dello spirito o di qualche altro principio incorporeo. Poiché un corpo non può muovere quel che è animato e non può neppure muovere un corpo inanimato.
Ascl.: Che cosa vuoi dire, o Trimegisto? Il legno, la pietra e tutti gli altri corpi inanimati , non sono essi motori ?
Erm.: Niente affatto, o Asclepio. Perché ciò che è al di dentro del corpo, ciò che muove l'oggetto inanimato non è esso il motore comune del corpo che porta e dell'oggetto portato ? Giammai un oggetto inanimato potrà muovere un altro oggetto inanimato. Ogni motore è animato poiché produce movimento. Così si vede che l'anima è appesantita quando deve portare due corpi . E' dunque evidente che ogni movimento sia prodotto in qualche cosa e da qualche cosa.
Ascl.: Ma il movimento deve essere prodotto nel vuoto, o Trimegisto.
Erm.: Non dir questo, Asclepio ! Non c'è vuoto nell'universo. Il non essere soltanto è vuoto ed al di fuori dell'esistenza: l'essere non sarebbe tale se non fosse esistente. Ciò che è vuoto non può esistere.
Ascl.: Non vi sono dunque cose vuote, o Trimegisto, per esempio: un vaso vuoto, una botte vuota, un pozzo vuoto, uno scrigno vuoto e altre cose simili ?
Erm.: Qual errore, o Asclepio ! Tu chiami vuote delle cose pienissime e riempitissime.
Ascl.: Che cosa vuol dire, o Trimegisto?
Erm.: L'aria non è forse un corpo?
Ascl.: Si è un corpo.
Erm.: Questo corpo non attraversa tutte le cose e non riempie quello che attraversa? Ed ogni corpo non è composto di quattro elementi ? Tutto ciò che tu credi vuoto è, dunque pieno d'aria e, di conseguenza, dei quattro elementi . E viceversa, si può dire che ciò che tu credi pieno è privo d'aria giacchè la presenza di altri corpi non permette che l'aria occupi lo stesso posto. Così gli oggetti che tu chiami vuoti bisogna chiamarli cavi poiché esistono e son pieni d'aria e di spirito.
Ascl.: Non c'è nulla da rispondere a questo, o Trimegisto. L'aria è un corpo e questo corpo tutto compenetra e riempie tutto ciò che compenetra. Ma come chiameremo il luogo dove si muove l'universo ?
Erm.: Incorporeo, O Asclepio.
Ascl.: Ma che cosa è dunque l'incorporeo ?
Erm.: L'Intelligenza e la Ragione che si abbracciano e son libere dal corpo, prive d'errore, impassibili e che restano fisse in sé stesse e contengono tutto, conservando tutti gli esseri ; e quasi loro raggi , sono il bene, la verità, il principio della luce, il principio dell'anima.
Ascl.: Che cosa è dunque Iddio ?
Erm.: Dio non è nulla di tutto ciò, ma è la causa di tutto in generale e di ciascun essere in particolare. Egli non ha lasciato nulla che non sia; ogni essere viene da ciò che è e non da ciò che non è. Il nulla non può diventare qualche cosa: è nella sua natura il non poter essere. La natura dell'essere invece è quella di non poter cessare d'essere.
Ascl.: Come, dunque , tu definisci Iddio ?
Erm.: Dio non è l'Intelligenza, ma la Causa dell'Intelligenza: non è lo Spirito, ma la Causa dello Spirito; non è la Luce, ma la causa della Luce. I due nomi coi quali bisogna onorar Dio non convengono che a lui solo e a nessun altro. Nessuno di quelli che si chiamano Dei , nessun uomo né demone può, in alcun modo, esser chiamato buono: questo titolo conviene solo a Dio:
egli è il Bene e non altro. Tutti gli altri esseri sono separati dalla natura del bene: sono corpi e anime e non v'è posto in essi per il bene. Il bene eguaglia in grandezza l'esistenza di tutti gli esseri corporei e incorporei , sensibili e intelligibili . Questo è il Bene, questo è Dio.
Non dire dunque di un altro essere che è buono: diresti un'empietà; non dir di Dio che è altra cosa che il bene; diresti un'altra empietà. Tutti adoperano la parola " bene " ma non tutti ne comprendono il significato: così non tutti concepiscono Iddio, e, in seguito a questa ignoranza, si chiamano buoni gli Dei e alcuni uomini benchè questi non possano né essere né divenir buoni poiché sono diversissimi da Dio e il bene è da lui inseparabile essendo Iddio il bene stesso. Tutti gli altri Dei son detti immortali e si dà loro il nome di Dei come dignità. Ma per Dio il bene non è una dignità, è la sua natura: Dio e il bene sono una sola e stessa cosa e il principio di tutte le altre cose, giacchè è proprio della bontà dar tutto senza nulla ricevere: ora Dio dà tutto e non riceve nulla. Dio è dunque il bene e il bene è Dio.
L'altro suo nome è quello di Padre a cagione del suo ufficio di creatore, giacchè è proprio del padre il creare. Ed è perciò che la più alta e la più sacra funzione della vita è la generazione, e la più gran disgrazia e la più grande empietà è quella di lasciare la vita umana senza aver figli.
Quelli che mancano a questo dovere son puniti dai dèmoni dopo la morte. Ecco qual è la pena:
l'anima di chi è senza figli è condannata ad entrare in un corpo che non è né maschio né femmina, condizione orribile sotto il sole.
Perciò, o Asclepio, non invidiare la sorte di quelli che non hanno figli , ma compiangi la loro disgrazia, pensando all'espiazione che li attende.
Questi sono , o Asclepio, i primi elementi della conoscenza della natura di tutte le cose.

Tratto da: Il Kybalion, CAPITOLO SESTO - IL DIVINO PARADOSSO
« I mezzi-saggi che, riconoscendo la parte di irreale che è nell’universo, credono di poterne infrangere le leggi, sono in realtà, soltanto degli sciocchi, che, per la loro pazzia, finiranno con lo spaccarsi la testa sulle rocce, vinti dagli elementi. I veri saggi, invece, che sanno qual’è la natura dell’universo, usano la Legge contro le leggi, ciò che è più elevato contro quel che è più in basso; e riescono a tramutare l’indegno in degno con l’alchimia mentale. E’ per tutto ciò, che essi sono dei vincitori. Le conoscenze più alte non consistono in strani sogni, assurde visioni o immagini fantastiche; ma nel sapersi servire delle energie più alte contro le più basse, sottraendosi alle sensazioni dolorose dei piani più bassi, con opportune vibrazioni sui più alti.
La grande arma dei Maestri è la trasmutazione, non la vana negazione! - IL «KYBALION»
Quando il TUTTO dà inizio alle sue creazioni, assieme al principio di polarità, si manifesta inequivocabilmente il paradosso dell’universo.
Esser consapevoli di ciò, significa oltrepassare la linea che separa i mezzi-saggi dai saggi.
Se per il TUTTO, l’universo con le sue leggi, fenomeni, vita e potenza appare nello stato di sogno, di meditazione, per noi esseri finiti, fa parte della realtà, e ugual sorte hanno la vita, l’azione, il pensiero.
Il tutto pur nella consapevolezza della sua natura immaginaria, mentale. Ad ogni piano le sue leggi.
Male sarebbe per l’universo se il TUTTO lo considerasse reale! Cesserebbe il continuo tenere verso l’alto, il divino, e l’universo diverrebbe un qualcosa di immobile, statico, privo di progresso.
Chi si ostina a voler pensare all’universo come a qualcosa di irreale, finisce per farlo divenire veramente tale, cosicché prende a vivere come un sonnambulo, girando sempre in tondo, per ritrovarsi al punto di partenza; finché svegliatosi, si ritrova contuso e sanguinante per aver cozzato con quelle leggi di natura che si è ostinato a ignorare.
Rivolgete pure i vostri occhi alle stelle, ma non scordate di guardare dove mettete i piedi, potreste scivolare nel fango! Tenete a mente il « divino paradosso », per cui l’universo, mentre NON E’, E’ tuttavia.
Ricordate anche i due poli della verità, assouto e relativo, non lasciatevi convincere dalle mezze verità.

Questa legge del paradosso ermetico, non è altri che uno degli aspetti del principio di polarità, in riferimento al quale molte pagine sono state scritte dagli ermetici, nella trattazione dei problemi di vita ed essere. I maestri, infatti, ricordano frequentemente ai loro discepoli, di non lasciarsi tentare dall’errore di omettere, in ogni problema, « l’altra parte», e in particolar modo raccomandano molta attenzione coi problemi riguardanti l’assoluto e il relativo, il punto debole di ogni filosofo, che portano a pensare ad agire quasi si fosse privi del più elementare « senso comune ».
Da parte nostra, raccomandiamo a tutti gli interessati di scienze occulte la massima cautela per quel che concerne la comprensione del « divino paradosso», onde non restino imbrigliati nella rete delle mezze verità.
E’ al raggiungimento di questo scopo che verte particolarmente questa lezione, per cui tenetene il debito conto.
Chi si rende conto che l’universo non è che una creazione mentale del TUTTO, per prima cosa pensa che esso e tutto ciò che contiene non è che un’illusione, un’irrealtà, qualcosa contro cui tutti i suoi istinti si ribellano. Ma questa, come ogni altra grande verità, deve essere guardata sotto la luce sia del punto di vista assoluto, che di quello relativo.
Sotto il primo, si presenta dunque, come illusorio, innaturale e fantasmagorico rispetto al TUTTO in se.

Riconosciamo però questa validità anche al secondo, in quanto parliamo del mondo come di quel « complesso di cose » che muta continuamente, nasce e muore, poiché l’idea di mobilità, di finitezza, di non-sostanzialità, è sempre unita a quella di una creazione; anche qualora questa sia in antitesi con l’idea del TUTTO, senza con ciò pregiudicare le nostre convinzioni sulla natura di ambedue. Tutti sono d’accordo su questo: il teologo, il metafisico, lo scienziato, il filosofo, e la stessa teoria è presente in ogni forma di pensiero filosofico o religioso, come anche nei postulati delle scuole di metafisica e di teologia.
Per cui, sebbene il modo in cui il soggetto è mostrato ai lettori, sia, seguendo gli insegnamenti ermetici, assai più strano e impressionante, predicando la non-sostanzialità dell’universo, pure, esso non differisce molto, nella sua essenza, da termini a voi molto più familiari.
Per ogni corrente intellettuale o filosofica, quel che ha un inizio e un termine, non può non sembrare irreale, immaginario, data la sua finitezza; quindi, lo stesso ragionamento è applicabile anche all’universo.
Per cui, basandoci sulla visione assolutistica, niente è reale tranne il TUTTO; senza con ciò pregiudicare il modo o la terminologia con i quali ci si può accostare all’argomento. Da ciò, che l’universo sia o meno di materia, limitato nella sua durata o essenziale, esso è sempre un qualcosa formato da tempo, spazio, e in incessante modificarsi.
Prima di concepire un’idea sulla natura men tale dell’universo, è necessario tener conto di questo fatto, valido anche per ogni altra concezione.
Ricordiamoci però, che esiste anche il rovescio della medaglia, dato dal punto di vista relativo.
Se la definizione della « verità in assoluto » è: « cose come le conosce la mente di Dio », quella relativa sarà: « cose come sono viste e intese dall’uomo nelle sue più alte accezioni ».
Quindi, l’universo è per il TUTTO irreale, frutto di sogno o di meditazione, mentre per le menti finite, che fanno parte di questo stesso universo, esso può non essere, in quanto visto da menti e poteri mortali, qualcosa di più che reale.
Pur mantenendo come valida la visione assolutistica, bisogna ricordare che noi non siamo il TUTTO e che quindi non dobbiamo erroneamente ignorare o negare i fenomeni dell’universo, come si presentano alle nostre menti umane. Ad esempio, ben sappiamo qual’è, ai nostri sensi, la sensazione di « esistenza » della materia, e assai imbarazzante sarebbe affermare il contrario. Tutto questo, anche se sappiamo che, scientificamente, non esiste quel qualcosa che chiamiamo con tanta sicurezza, «materia». In realtà, diamo questo nome ad un aggregato di atomi, i quali, a loro volta, non sono che l’unione di ioni ed elettroni, cioè di unità di energia che vibrano in costante movimento circolare. Malgrado ciò, se noi diamo un calcio ad una
pietra, ne sentiamo la resistenza come fosse una materia fissa, questo perché il piede è come la materia costituito di elettroni, e quindi sente l’urto della massa e lo trasmette ai centri nervosi, cosicché questa sensazione materiale raggiunge il cervello. D’altra parte è proprio grazie alla nostra mente che possiamo avere nozione del piede o della pietra. Lo stesso processo avviene al pittore o allo scultore, quando tenta di riprodurre sulla tela o nel marmo quell’immagine ideale che, a lui, sembra reale. Anaogamente avviene per i personaggi creati dalla mente dell’autore drammatico, quando cerca di esprimerli in modo che possano essere sentiti anche da gli altri. Ma se questa sensazione di realtà è così forte nelle nostre menti finite, immaginiamo come dev’essere infinitamente più potente per quel che concerne le immagini mentali create nella mente dell’infinito! Per noi mortali il nostro universo mentale è l’unica realtà di cui abbiamo nozione, malgrado andiamo sempre più in alto, innalzandoci da piano a piano. Conoscerlo attraverso l’esperienza, significherebbe essere il TUTTO.
Naturalmente, più andiamo avanti sulla scala, più ci avviciniamo alla Mente Infinita, mentre ci diviene sempre più evidente la natura illusoria delle cose; nonostante ciò; ne rimarrà una pur minima traccia, finché il TUTTO non sarà giunto ad Incorporarci. Evitiamo di soffermarci troppo sull’evidenza dell’illusione, ma riconosciamo invece per vera la natura dell’universo e le sue leggi mentali, che dobbiamo adoperare per ricavare gli effetti migliori nella nostra ascensione onde passare più rapidamente ai piani supremi dell’Essere. Non perché questo ha una natura mentale, vengono meno le leggi dell’universo, poiché tutto, tranne il TUTTO, è soggetto ad esse.
Quel che si trova nella «MENTE INFINITA DEL TUTTO » è « reale » proporzionatamente alla realtà propria della sua natura.
Dato ciò, non bisogna mai essere insicuri o avere paura, poiché il TUTTO CI CONTIENE NELLA SUA MENTE INFINITA, e da nessuna cosa abbiamo da temere perché nulla ci può essere dannoso; niente e nessuno tranne il TUTTO ci può toccare. Questa deve, come abbiamo detto, essere la nostra sicurezza, sempre che si sia compreso quanto sopra indicato; la capacità di lasciarsi cullare dall’oceano della Mente Infinita, di addormentarsi con ogni conforto, nella Culla del Profondo. Ricordiamo che nel «TUTTO VIVIAMO, AGIAMO ED ABBIAMO LA NOSTRA ESSENZA».
Non perché sappiamo che essa è costituita da aggregati di elettroni e di energia in movimento rotatorio che vibrano incessantemente nelle formazioni atomiche, consideriamo la materia meno «materia, »! Così gli atomi, nella loro vibrazione, danno luogo alle molecole, che a loro volta formano strati di materie più grandi. Ma anche se ci rendiamo conto, grazie ai dettami ermetici, che le unità di elettroni costituenti le «forze », non sono altro che una manifestazione mentale del TUTTO, la materia continua ad avere per noi, le antiche caratteristiche.
Ma, come fa gran parte dei maestri di ermetismo, pur riconoscendo sul loro piano i fenomeni materiali, vi riesce a controllare la materia con l’applicazione di energie di specie più elevata.
Negare la esistenza della materia, nell’aspetto relativo, sarebbe pura follia. Si può non riconoscere il suo dominio su di noi, ed è giusto che sia così, ma non si può ignorarlo, nel suo aspetto relativo, almeno fin ché sostiamo sul suo piano.
Allo stesso modo, il sapere che le leggi di natura sono semplicissime creazioni mentali, non toglie nulla alla loro costanza o alla loro efficienza.
Il loro effetto si manifesta su diversi piani. Noi impariamo a servirci delle leggi più basse, applicando quelle più alte; né abbiamo altro mezzo per ottenere lo stesso effetto; però non possiamo sfuggire definitivamente alla legge o superarla completamente. Solo il TUTTO può farlo, perché il TUTTO è la LEGGE suprema da cui derivano le altre. I maestri di grado superiore hanno tutti quei poteri che noi, normalmente, riteniamo essere attributi esclusivi degli Dei, come ci sono, nella scala di valori potenziali della gerarchia della vita, esseri la cui potenza è superiore a quella dei più grandi maestri fra gli uomini, il cui potere è inconcepibile ai mortali; eppure, anche il più grande fra essi, deve sottostare alla Legge ed essere un « nulla » di fronte al TUTTO. Se quindi, anche questi esseri supremi con poteri superiori a quelli immaginati dagli uomini per i loro dei, devono sottostare alla « grande legge », consideriamo un attimo quanto sia presuntuoso l’uomo, quando osa considerare la natura con le sue leggi, come irreale, essendo il solo in grado di dire che le leggi sono di natura mentale e quindi solo delle creazioni del TUTTO. Ma queste leggi, che secondo i voleri dei TUTTO, sono leggi che «governano», non possono essere trascurate, né sfidate; finché esisterà l’universo, esse dureranno, poiché è grazie ad esse che l’universo esiste ed ha un riscontro, un’aderenza, in ogni sua parte.
Il principio ermetico del mentalismo non muta la vita, l’evoluzione, le Ieggi scientifiche dell’universo, pur spiegandone la sua vera natura.
La scienza stessa prende molto dagli insegnamenti ermetici. Da essi si può solo dedurre che la natura dell’universo è mentale, mentre la scienza d’oggi ci dice che essa è materiale, o meglio, « energia ».
L’ermetismo può benissimo affiancarsi a Spencer nel dire che c’è « un’energia eterna ed infinita da cui derivano tutte le cose ».
In effetti, gli ermetici riconoscono in Spencer e nella sua filosofia, l’espressione più alta e completa che l’umanità abbia mai posseduto delle leggi e dei processi naturali; anzi ritengono che il grande filosofo non sia altri che la reincarnazione di un filosofo antico, vissuto in Egitto migliaia d’anni or sono e che si è poi reincarnato nel filosofo greco Eraclito, vissuto intorno al 500 a.C. Il suo postulato dell’« energia eterna ed infinita » viene da esso visto sullo stesso filo dei dettami ermetici, cui aggiungono la loro dottrina particolare, per cui l’energia nominata da Spencer, è « l’energia della mente del «TUTTO». Servendosi della filosofia ermetica, chi si interessa di Spencer, potrà afferrare molte delle sue più care concezioni filosofiche, che rispecchiano inequivocabilmente i risultati della profondità della sua preparazione, resa possibile dalle sue precedenti incarnazioni.
Infatti le sue teorie sull’evoluzione e il ritmo, sono quasi in completo accordo con gli insegnamenti ermetici sullo stesso principio.
Per cui allo studioso ermetico non è chiesto di negare alcuna delle sue visioni scientifiche sull’universo e la sua natura. Gli è solo chiesto di ricordare il principio fondamentale:
«TUTTO E’ MENTE»,
«L’UNIVERSO E’ MENTALE ».
I rimanenti sei principi, combaceranno perfettamente con le sue cognizioni scientifiche, ed anzi, serviranno a rendere più chiari alcuni concetti oscuri.
Tutto questo non ci deve rendere perpIessi, basterà notare che la filosofia greca, su cui ha le sue basi ogni teoria scientifica moderna, molto derivò dall’antica filosofia ermetica.
L’unico grande punto di contrasto tra la scienza odierna e il pensiero ermetico, è l’accettazione del primo principio; per il resto, la scienza avanza gradatamente verso i postulati ermetici nel suo procedere attraverso tentativi, dall’oscurità in cui si trova, alla ricerca della verità.
Tutta questa lezione verte ad imprimere, nella mente del lettore, il concetto che l’universo, le sue leggi ed i suoi fenomeni, sono e debbono essere per l’uomo, tanto reali, sotto ogni riguardo, quanto lo sono secondo il materialismo i fautori dell’energetismo. Pur lasciando adito a qualsiasi ipotesi, non bisogna dimenticare che I’universo, visto esternamente, è mutabile, soggetto a flussi continui e del tutto transitorio, vale a dire, non-sostanziale ed irreale. Però, col tener conto dell’altra faccia della realtà e conservando le stesse ipotesi, siamo obbligati a VIVERE ed AGIRE come se, quel che sappiamo essere transitorio, fosse invece reale e sostanziale; ma con una differenza: nelle antiche credenze, il potere mentale era del tutto ignorato come forza naturale, ora, grazie al mentalismo, viene considerato la più grande forza naturale. Quest’unica differenza, per quelli che ne comprendono la portata, le leggi che ne conseguono, e la sua applicazione pratica, comporta tutto un ridimensionamento della vita stessa.
Così, quasi tutti gli studiosi riescono a comprendere i vantaggi del mentalismo ed imparano a conoscere e a rendersi padroni delle leggi che ne conseguono. Ma bisogna guardarsi dalla tentazione, che, come ammonisce il « Kybalion », opprime il mezzo-saggio, il quale, quasi ipnotizzato dall’apparente evanescenza delle cose, si muove come un sonnambulo in un mondo di sogni, inconsapevole ed ignaro della vita vissuta, e alla fine, « costretto dagli elementi ad infrangersi contro le rocce a causa della sua follia ».
Giusto sarebbe invece, seguire l’esempio dei saggi, che, come dice il « Kybalion », si servono della legge contro le leggi, di ciò che è più in alto contro ciò che è più in basso, e grazie all’alchimia, tramutano « quel che è indegno in degno e desiderabile, e giungono così al vero trionfo ».
Evitiamo quindi la mezza saggezza, (che equivale a follia) che non fa rendere conto che, la più alta saggezza, non consiste di sogni abnormi, visioni fantastiche, strani sistemi di vita; bensì d’impiego delle più alte energie contro le infime, « sottraendosi così ai dolori dei piani più bassi, con vibrazioni su quelli più alti ». Non dimentichiamo che «la trasmutazione è l’arma del maestro, non sciocca negazione ».

Quanto abbiamo sopra detto è stato preso dal Kybalion, quindi dev’essere ben ponderato.
Quello in cui viviamo, non è un mondo di sogni, bensì un universo che, pur essendo relativo, è per noi e la nostra vita, una realtà. Nostro dovere, nell’universo, non è negarne ma VIVERE l’esistenza, nell’osservanza e nell’uso delle sue leggi per salire a piani più elevati, nel vivere adoperandosi quanto più è possibile, senza tralasciare le circostanze che si presentano ogni giorno, per assurgere alle mete più alte.
A noi uomini di questo piano, non è dato di conoscere il vero significato della vita, anche se c’è qualche eccezione; ma le voci di maggior autorità, come pure il nostro intuito, almeno fino ad un certo punto, (in conformità ai nostri migliori istinti e all’armonicità dell’universo), ci insegnano a vivere secondo questi dettami, malgrado i tanti ostacoli che, sempre più numerosi, si frappongono sul nostro cammino. Tutti siamo sul sentiero, e tendiamo inesorabilmente verso l’alto, anche se a volte abbiamo bisogno di fermarci a riposare. Ricordare il messaggio del « Kybalion ».

Tratto da: Le Tavole Smeraldine di Thoth - TAVOLA VII
I Sette Signori
Ascolta, o uomo, e listati alla mia Voce.
Apri la tua mente-spazio e assorbi della mia saggezza.
Buio è il sentiero della vita che tu percorri.
Molte insidie giacciono sul tuo percorso.
Cerca tu sempre di meritare la più grande sapienza.
Raggiungila ed essa sarà luce sul tuo cammino.
Apri la tua ANIMA, o uomo, al Cosmico e lascialo fluire in unità alla tua ANIMA.
LUCE è eterna e tenebra è effimera.
Cerca sempre, o uomo, la LUCE.
Sappi che sempre come la Luce riempie la tua esistenza, così le tenebre per te scompariranno.

Apri la tua anima ai FRATELLI DELLO SPLENDORE.
Lasciali entrare e riempirti di LUCE.
Alza i tuoi occhi alla LUCE del Cosmo.
Sii sempre rivolto alla meta.
Solo guadagnando la luce di tutta la saggezza, sarai tu Uno con la meta Infinita.
Cerca sempre l'Unità eterna.
Cerca sempre la Luce nell'Uno.
Ascolta, o uomo, listati alla mia Voce cantando il canto della LUce e della Vita.
attraverso tutto lo spazio, la Luce è prevalente, circondando TUTTO con i suoi vessilli di fiamme.
Cerca per sempre nel velo delle tenebre, in qualche parte sicuramente troverai la Luce.
Nascosta e sepolta, dimenticata dalla conoscenza dell'uomo, profonda nel finito l'infinito esiste.
Perduto, ma esistente, scorrendo attraverso tutte le cose, vivendo in TUTTO è l'INFINITA MENTE.
In tutto lo spazio, c'è solo UNA saggezza.
Attraverso la netta apparenza, essa è UNO nell'UNO.
Tutto ciò che esiste viene avanti dalla LUCE, e la LUCE viene avanti dal TUTTO.
Ogni cosa creata è basata sull'ORDINE:
La LEGGE governa lo spazio dove l'INFINITO dimora.
Avanti dall'equilibrio vengono i grandi cicli, muovendo in armonia verso la fine dell'Infinito.

Sappi, o uomo che lontano nello spazio-tempo, l'INFINITO stesso cambierà.
Ascolta tu e listati alla Voce della Saggezza:
Sappi che TUTTO è del TUTTO per sempre.
Sappi che attraverso il tempo tu puoi inseguire saggezza e trovare sempre più luce sulla via.
Si, tu troverai che sempre sfuggente, la tua meta ti sfuggirà di giorno in giorno.
Molto tempo fà , nelle SALE DI AMENTI, Io, Thoth, sostavo dinanzi ai SIGNORI dei cicli.
Poderosi, LORO nei loro aspetti di potere; poderosi, LORO, nella saggezza rivelata.
Condotto dal Dimorante, prima ho visto loro.
ma più tardi ero libero della loro presenza, libero di entrare nel loro conclave a volontà.
Spesso ho viaggiato giù nel buio sentiero sino alle SALE dove la LUCE sempre risplende.

Sappi, o uomo che lontano nello spazio-tempo, l'INFINITO stesso cambierà.
Ascolta tu e listati alla Voce della Saggezza:
Sappi che TUTTO è del TUTTO per sempre.
Sappi che attraverso il tempo tu puoi inseguire saggezza e trovare sempre più luce sulla via.
Si, tu troverai che sempre sfuggente, la tua meta ti sfuggirà di giorno in giorno.
Molto tempo fà , nelle SALE DI AMENTI, Io, Thoth, sostavo dinanzi ai SIGNORI dei cicli.
Poderosi, LORO nei loro aspetti di potere; poderosi, LORO, nella saggezza rivelata.
Condotto dal Dimorante, prima ho visto loro.
ma più tardi ero libero della loro presenza, libero di entrare nel loro conclave a volontà.
Spesso ho viaggiato giù nel buio sentiero sino alle SALE dove la LUCE sempre risplende.

Negli uomini di questo ciclo la forza della vita è sfrenata, ma la vita nella sua crescita diviene uno con loro TUTTO.
Quì, Io manifesto in questo vostro ciclo, ma ancora io sono lì nel vostro tempo futuro.
Ancora a me, il tempo non esiste, perchè nel mio mondo il tempo non esiste, perchè informi siamo NOI.
Vita NOI non abbiamo ma abbiamo ancora esistenza, più piena e più grande e libera di voi.
L'uomo è una fiamma legata ad una montagna, ma NOI nel nostro ciclo saremo sempre liberi.
Sappi, o uomo, che quando tu sarai progredito dentro il ciclo che prolunga in alto, la vita stessa passerà alle tenebre e solo l'essenza dell'anima rimarrà.

Allora mi ha parlato il SIGNORE dell'OTTO dicendo:
Tutto ciò che conosci è una piccola parte.
Non hai ancora raggiunto il Grande.
Lontano fuori nello spazio dove LUCE esistenza suprema, io sono venuto nella LUCE.
Formato sono stato anch'io ma non come sei tu.
Corpo di Luce era la mia informe forma formata.
Non conosco io VITA e non conosco io MORTE, ancora maestro sono io di tutto ciò che esiste.
Cerca tu di trovare il sentiero attraverso le barriere.
Viaggia la strada che porta alla LUCE.

Mi ha parlato ancora il NOVE dicendo:
cerca tu di trovare il sentiero dell'aldilà.
Non è impossibile crescere alla coscienza superiore.
Perchè quando DUE sono diventati UNO e UNO è diventato il TUTTO, sappi che le barriere si sono alzate, e tu sei divenuto libero sulla strada.
Cresci dalla forma al senza forma.
Libero puoi tu essere sul cammino.
Così attraverso le età Io ho dato ascolto,
apprendendo la via al TUTTO.
Ora innalzo i miei pensieri a TUTTE LE COSE.
Listati e ascolta quando esse chiamano.

O LUCE, tutto pervadente, UNO con TUTTO e TUTTO con UNO, fluisci a me attraverso il canale.
Entra in me perchè io possa essere libero.
Fammi UNO con l'ANIMA TUTTO, splendente dal buio della notte.

Libero lasciami essere in tutto lo spazio-tempo, libero dal velo della notte.
Io, un figlio della LUCE, comando:
Libero dalle tenebre devo essere.
Informe sono io all' Anima-Luce, informe ancora splendente di Luce.
Conosco io i legami del buio devono rompersi e cadere davanti alla luce.
Ora io dò questa saggezza.
Libero puoi essere, o uomo, vivente nella luce e nello splendore.
Non togliere lo sguardo dalla Luce.
La tua anima dimora nei regni dello splendore.
Tu sei un figlio della Luce.

Volgi i tuoi pensieri interiormente e non all'esterno.
Trova all'interno la tua Anima-Luce.
Sappi che tu sei un MAESTRO.
Tutto è portato dall'interiorità.
Cresci tu nel regno dello splendore. alla gloria Mantieni il tuo pensiero sulla Luce.
sappi di essere uno con il Cosmo, una fiamma e un Figlio della Luce.
Ora te ho dato avvertimento:
Non lasciare il pensiero tornare indietro.
Sappi che lo splendore fluisce nel tuo corpo per sempre.
Non tornare ai FRATELLI-TENEBRE che vengono dai FRATELLI-BUIO.
Ma tieni i tuoi occhi sempre alzati, la tu anima in sintonia con la Luce.

Prendi tu questa sapienza e conservala.
Listati alla mia Voce e obbedisci.
Segui il sentiero alla gloria, e tu sarai UNO con la via.

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