Citazioni Famose "Galileo Galilei" - Aforismi
(A Padova) Consumai li diciotto anni migliori di tutta la mia età.
(dalla lettera A Fortunio Liceti a Padova, Arcetri, 23 giugno 1640)
Altro il vino non è se non la luce del sole mescolata con l’umido della vite.
Che i Pitagorici avessero in somma stima la scienza de i numeri, e che Platone stesso ammirasse l'intelletto umano e lo stimasse partecipe di divinità solo per l'intender egli la natura de' numeri, io benissimo lo so, né sarei lontano dal farne l'istesso giudizio.
(Giornata prima, p. 35; citato in Koyré 1979, p. 292)
Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale.
Dietro ogni problema c'è un'opportunità.
E finalmente io ti domando, oh uomo sciocco: Comprendi tu con l'immaginazione quella grandezza dell'universo, la quale tu giudichi poi essere troppo vasta? Se la comprendi, vorrai tu stimar che la tua apprensione si estenda più che la potenza divina, vorrai tu dir d'immaginarti cose maggiori di quelle che Dio possa operare? Ma se non la comprendi, perché vuoi apportar giudizio delle cose da te non capite?
Eppur si muove!
Estrema temerità mi è parsa sempre quella di coloro che voglion far la capacità umana misura di quanto possa e sappia operar la natura, dove che, all'incontro, e' non è effetto alcuno in natura, per minimo che e' sia, all'intera cognizion del quale possano arrivare i piú specolativi ingegni. Questa cosí vana prosunzione d'intendere il tutto non può aver principio da altro che dal non avere inteso mai nulla, perché, quando altri avesse esperimentato una volta sola a intender perfettamente una sola cosa ed avesse gustato veramente come è fatto il sapere, conoscerebbe come dell'infinità dell'altre conclusioni niuna ne intende.
"Giornata prima“
È forza confessare che il voler trattare le quistioni naturali senza geometria è un tentar di fare quello che è impossibile ad esser fatto. "Giornata seconda"
È sicuramente dannoso per le anime il fare un'eresia del credere ciò che è provato.
E se tu vuo' conoscer gli sciaurati,
Omacci tristi e senza discrizione,
Basta che tu conosca i preti e' frati,
Che son tutti bontà e divozione:
E questa via ci fa toccar il fondo,
E sciogl'il nodo alla nostra questione.
Extensive, cioè quanto alla moltitudine degli intelligibili, che sono infiniti, l'intender umano è come nullo, quando bene egli intendesse mille proposizioni, perché mille rispetto alla infinità è come un zero; ma pigliando l'intendere intensive, in quanto cotal termine importa intensivamente, cioè perfettamente, alcuna proposizione, dico che l'intelletto umano ne intende alcune cosí perfettamente, e ne ha cosí assoluta certezza, quanto se n'abbia l'istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e l'aritmetica, delle quali l'intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni di piú, perché le sa tutte, ma di quelle poche intese dall'intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva, poiché arriva a comprenderne la necessità, sopra la quale non par che possa esser sicurezza maggiore.
(giornata seconda, p. 129; citato in Koyré 1979, p. 292)
Ho amato le stelle troppo profondamente per avere paura della notte.
Ho grande opinione che voi ancora non l'intendiate, ma abbiate imparate a mente quelle parole scritte da qualcuno per desiderio di contraddire e mostrarsi più intelligente dell'avversario, mostrarsi, però, a quelli che, per apparir eglino ancora intelligenti, applaudono a quello che e' non intendono, e maggior concetto si formano delle persone secondo che da loro son manco intese.
Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e tre quarti teatro.
Il Sole, con tutti i pianeti che gli ruotano attorno e da esso dipendono, può ancora maturare un grappolo d'uva come se non avesse nient'altro da fare nell'Universo.
Io per me reputo la Terra nobilissima ed ammirabile per le tante e sì diverse alterazioni, mutazioni, generazioni, etc., che in lei incessabilmente si fanno; e quando, senza esser suggetta ad alcuna mutazione, ella fusse tutta una vasta solitudine d'arena o una massa di diaspro [...], io la stimerei un corpaccio inutile al mondo, pieno di ozio e, per dirla in breve, superfluo e come se non fusse in natura.
"Giornata prima“
Io qui direi quello che intesi da persona ecclesiastica costituito in eminentissimo grado cioè l'intenzione dello Spirito Santo essere di insegnarci come si vada al cielo, e non come vada il Cielo.
Io senza esperienza son sicuro che l'effetto seguirà come vi dico, perché cosí è necessario che segua; e piú v'aggiungo che voi stesso ancora sapete che non può seguire altrimenti, se ben fingete, o simulate di fingere, di non lo sapere. Ma io son tanto buon cozzon di cervelli che ve lo farà confessare a viva forza.
(da Dialogo, giornata seconda, pp. 170 sg.; citato in Koyré 1979, p. 229)
Io stimo più il trovar un vero, benché di cosa leggera, che 'l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità nessuna.
Io qui direi quello che intesi da persona ecclesistica costituito in eminentissimo grado cioè l'intenzione dello Spirito Santo essere di insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il Cielo.
(dalla lettera Alla Granduchessa madre Cristina di Lorena)
Io vi dico che quando uno non sa la verità da per sé, è impossibile che altri gliene faccia sapere.
Io vi dico che quando uno non sa la verità da per sé, è impossibile che altri gliene faccia sapere.
Posso bene insegnarvi delle cose che non son né vere né false, ma le vere, cioè le necessarie, cioè quelle che è impossibile ad esser altrimenti, ogni mediocre discorso o le sa da sé o è impossibile che ei le sappia mai: e cosí so che crede anco il signor Salviati.
(giornata seconda, p. 183; citato in Koyré 1979, p. 294)
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua e conoscer i caratteri ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
La maggior salvezza che sia, è conoscere se stesso.
La matematica è l'alfabeto con cui Dio ha scritto l'Universo.
(citato in Nadir Magazine, 11/2001)
La mente umana è finita, dunque non può trattare con l'infinito.
La Natura è un libro scritto in caratteri matematici.
Le cose sono unite da legami invisibili. Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella.
L'intelletto umano intende alcune cose così perfettamente, e ne ha così assoluta certezza, quanto se n'abbia l'istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e l'aritmetica; delle quali l'intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni di più, perché le sa tutte; da di quelle poche intese dall'intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva.
L'opinione mia è che nissuna cosa sia contro natura, salvo l'impossibile, il quale, poi, non è mai.
Ma per trovar il bene io ho provato
Che bisogna proceder pel contrario:
Cerca del male, e l'hai bell'e trovato;
Però che 'l sommo bene e 'l sommo male
S'appaion com'i polli di mercato.
Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell'Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.
"Giornata prima“
Misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è.
Nelle prove naturali non si deve ricercare l'esattezza geometrica.
(Giornata prima, p. 38; citato in Koyré 1979, p. 287)
Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
Non ho mai incontrato un uomo così ignorante dal quale non abbia potuto imparare qualcosa.
Non mi pare che in questo luogo sia da passar con silenzio l'invenzione di Archimede d'alzar l'acqua con la vite: la quale non solo è maravigliosa, ma è miracolosa; poiché troveremo, che l'acqua ascende nella vite discendendo continuamente.
Non mi sento obbligato a credere che lo stesso Dio che ci ha dotato di sensi, ragione ed intelletto abbia inteso permetterci di rinunciare al loro utilizzo.
Non puoi insegnare qualcosa ad un uomo. Lo puoi solo aiutare a scoprirla dentro di sé.
Non si temeva allor del mal franzese:
Però che, stand'ignudo alla campagna,
S'un avea qualche male, era palese.
Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi.
Nelle prove naturali non si deve ricercare l'esattezza geometrica.
Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi.
Ridottovi a memoria il detto del Filosofo, che ignorato motu ignoratur natura, giudicate con giusta lanze sig. Rocco, qual de' duo modi di filosofare cammini piú a segno, o il vostro, fisico puro e semplice bene, o il mio, condito con qualche spruzzo di matematica; e nell'istesso tempo considerate chi piú giustamente discorreva, o Platone, nel dire che senza la matematica non si poteva apprender la filosofia, o Aristotele, nel tassare il medesimo Platone per troppo studio della geometria.
(da Esercitationi filosofiche di Antonio Rocco; citato in Koiré 1979, p. 291)
Quello che noi ci immaginiamo bisogna che sia o una delle cose già vedute, o un composto di cose o di parti delle cose altra volta vedute.
Questi che esaltano tanto l'incorruttibilità, l'inalterabilità, etc. (dei corpi celesti), credo che si riduchino a dir queste cose per il desiderio grande di campare assai e per il terrore che hanno della morte: e non considerano che quando gli uomini fossero immortali, a loro non toccava a venire al mondo.
Se tu vai fuor per far qualche faccenda,
Se tu l'hai a far innanzi desinare,
Tu non la fai che gli è or di merenda,
Perché la toga non ti lascia andare,
Ti s'attraversa, t'impaccia e t'intrica,
Ch'è uno stento a poter camminare.
Se il Sarsi vuole ch'io creda a Suida che i Babilonii cocesser l'uova col girarle velocemente nella fionda, io lo crederò [...] ora, a noi non mancano uova, né fionde, né uomini robusti che le girino, e pur non si cuocono [...] e perché non ci manca altro che l'esser di Babilonia, adunque l'esser Babiloni è causa dell'indurirsi l'uova, e non l'attrizion dell'aria. (cap. 45)
Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. Il difficile è scoprirle.
Voi errate, signor Simplicio; voi dovevi dire che ciaschedun sa ch'ella si chiama gravità. Ma io, non vi domando del nome, ma dell'essenza della cosa: della quale essenza voi non sapete punto piú di quello che voi sappiate dell'essenza del movente le stelle in giro, eccetuatone il nome, che a questa è stato posto e fatto familiare e domestico per la frequente esperienza che mille volte il giorno ne veggiamo; ma non è che realmente noi intendiamo piú, che principio o che virtú sia quella che muove la pietra in giú, di quel che noi sappiamo chi la muova in su, separata dal proiciente, o chi muova la Luna in giro, eccettoché (come ho detto) il nome, che piú singulare e proprio gli abbiamo assegnato di gravità, doveché a quello con termine piú generico assegnano virtú impressa, a quello diamo intelligenza, o assistente, o informante, ed a infiniti altri moti diamo loro per cagione la natura.
(Giornata prima, p. 58; citato in Koyré 1979, p. 248-9)
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